Home Page » Ceramiche

Ceramica Statue

Ceramica Formelle

“Infelice quell'uomo che vale meno di quel che possiede: e ciò accade quando egli pone se stesso al di sotto dei suoi averi, anziché porre questi al di sotto di sé. Si scorge chiaramente questa schiavitù in un individuo quando egli perde con dolore quello che dapprima possedeva con amore, perché il dolore è una schiavitù grande.”
Sermone di S. Antonio (Serm.in Dom.infra oct.Nativ.)



E' necessario sottolineare quale sia lo scopo di questo lavoro. Non l'aggiungere un altro tomo alle innumerevoli agiografie del frate Antonio,nè fare la cronaca dei suoi innumerevoli miracoli. Questa ricerca vuole solo scoprire quali miracoli furono ispirazione per Nillo Beltrami nelle sue 'FORMELLE DEI MIRACOLI DI S. ANTONIO DA PADOVA' e cerca, al tempo stesso, di far conoscere la figura di Antonio, il suo tempo, quel caleidoscopio luminoso di prodigi che ne hanno fatto una figura taumaturgica per milioni di cattolici in questi ultimi nove secoli. Forse è stata proprio questa fantasia popolare, quest'amore per il sorprendente, per il soprannaturale, ad aver attirato l'attenzione di Beltrami.

I miracoli di S. Antonio sono moltissimi, in vita e non. Tale era il numero dei suoi prodigi che era chiamato 'Il Santo', 'Il taumaturgo', 'Martello degli eretici',... Le fonti, riguardo a questi miracoli, già erano discordi nell'antichità. Le cose non sono cambiate oggi. Scrivo questo per far comprendere la difficoltà di questo breve lavoro, e la necessaria ipoteticità in alcune parti dello stesso.

Questa ricerca è di tipo storico-agiografico. Le fonti consultate sono riferite alle opere e alla vita del frate. Non ho consultato cataloghi d'arte ed in specifico, se ne esistono, delle opere di Beltrami.

La descrizione dei miracoli riporta pedissequamente, a parte correzioni, modernizzazioni e approfondimenti, il linguaggio delle fonti originarie.

l'autore TIZIANO MENDUTO



I MIRACOLI DI SANT'ANTONIO DA PADOVA E LE FORMELLE DI NILLO BELTRAMI

CENNI AGIOGRAFICI

S. Antonio da Padova nasce la mattina del 15 di agosto dell'anno 1195 in una grande città del Portogallo, Lisbona. Non è dunque una Santo italiano, il suo legame con questa terra ed in particolare con Padova è dovuta al suo pellegrinaggio ed al luogo della sua morte. E' sicuramente uno dei Santi più importanti nel Cristianesimo, è, addirittura, chiamato 'Il Santo' o 'Il Taumaturgo', sia per il peso religioso della sua predicazione, sia per il numero e la qualità dei suoi miracoli.

Non è assolutamente da confondere con un suo omonimo, S. Antonio Abate vissuto quasi mille anni prima. Fernandez, solo quando diventerà francescano prenderà il nome di Antonio, giovanissimo, entra nell'Ordine dei Canonici Agostiniani seguendo precocemente la propria vocazione. Molte leggende popolari circolano sulla sua infanzia, ma noi, in realtà, non ne sappiamo nulla. Alla ricerca di solitudine e tranquillità passa due anni nella celebre Abbazia di Coimbra, a Nord, fra i primi verdi contrafforti della Sierra Estrella.

Rimarrà, all'incirca, dieci anni nella Regola Agostiniana, amato dai superiori, stimato dai confratelli; poi, a un tratto, la sua vita ha come una svolta. Sorgeva, poco distante dall'Abbazia, un povero eremitaggio francescano che Fernandez visitava spesso, e nel quale aveva stretto amicizia con cinque frati in procinto di partire in missione per il Marocco, una missione per convertire i mori che significava, fin dalla partenza, una morte quasi sicura.
Dopo qualche mese gli giunge la notizia del martirio ed ha un'eco profonda in lui. Comprende che la sua sorte non gli consente una vita serena nel silenzio di una cella monacale: ha bisogno di azione, di apostolato, di sacrificio. Lascia pertanto, non senza rimpianto, l'Ordine dei Canonici ed entra a far parte della grande famiglia di Francesco d'Assisi (all'epoca ancora in vita) assumendo il nome di Antonio. Vuole essere missionario e parte presto per il Marocco. Ma una grave malattia lo costringe ad imbarcarsi di nuovo per tornare in patria; la nave, sbattuta dalle tempeste, naufraga sulle coste della Sicilia, dove è raccolto e curato da pescatori prima e da francescani poi. Questi lo portano, dopo una tappa ad Assisi dove conosce S. Francesco, all'eremitaggio di Forlì.

"Una nuda cappella, poche celle, ‘orto, il giardinetto e poco lontano un bosco con grotte solitarie che invitano alla meditazione...". In quest'ambiente, probabilmente, maturano i germi della sua santità. L'anno seguente, infatti, la dottrina e la santità di Antonio si rivelano d'improvviso. E', quasi casualmente, incaricato di parlare dal pulpito a dei nuovi fratelli, mostra in un discorso accorato, tutta la sua eloquenza spontanea, calda, viva , appassionata, trascinando, nella sua emozione, l'intero uditorio. E' una rivelazione. Una nuova via si apre per Antonio : egli percorre in un lungo pellegrinaggio città e paesi, dalla Romagna al Piemonte, dal Trentino alla Francia, da Bologna a Trieste, lasciando una scia luminosa, disseminata di prodigi e di miracoli, in un ambiente incredulo ed eretico, finché -dopo otto anni- si stabilisce a Padova. Qui, ad un miglio dalla città, nei pressi di Arcella, dopo una vita di privazioni, di stenti, di prediche, dopo un ultimo anno di eremo agreste, si spegne. E' il 13 giugno 1231. Dopo appena trentasei anni di vita.